Quando la psicologia fa bene alla salute. Intervista a Tiziana D'Amico, biologa nutrizionista, a cura di Mapi Maltese La constatazione di quanto spesso si faccia fatica a comprendere l’utilità della psicologia a supporto della cura medica tout court o anche solo semplicemente della cura finalizzata al benessere e al mantenimento di una condizione di salute, sostiene questo breve ciclo di interviste ad alcuni professionisti operanti all’interno del Centro dNa Milano, dove ciascuno ha la possibilità concreta di operare con l’ausilio del Servizio di Psicologia. Lei esercita la professione di biologa nutrizionista. Può descrivere brevemente le principali problematiche per cui le persone si rivolgono a lei? Esercito la professione di biologa nutrizionista innanzitutto sottolineo che cerco di aiutare le persone che si rivolgono a me usando solo lo strumento di un’alimentazione sana e di uno stile di vita salubre. Disturbi del comportamento alimentare, prevenzione dei tumori, sostegno per attività sportiva anche di tipo agonistico, ma anche educazione alimentare tout court o lotta contro la cellulite e la ritenzione idrica: se ci penso, sono veramente tanti i motivi per cui le persone si rivolgono a me… e se continuo a pensarci mi viene anche in mente il paziente appena operato al femore che mi chiama perché gli hanno imposto di diventare “più leggero” o una ragazzina di questa mattina, portata dalla mamma: e lì indovinate chi aveva in testa che dovesse perdere peso, se lei o la madre… Insomma, diciamo che tante volte il nutrizionista non ha solo a che fare con i chili di troppo. Spesso le situazioni che mi trovo a fronteggiare sono complesse – non sempre, ma spesso sì! – e gli interventi possono anche essere molto delicati. Di base, comunque, tento di educare a mangiare bene, di correggere lo stile di vita e soprattutto, quando le persone mi vengono inviate da professionisti medici, di migliorare i quadri clinici con l’aiuto di una nutrizione adeguata. Ritiene che per queste problematiche il suo lavoro possa essere facilitato da un intervento psicologico? Se sì, in quali casi? Assolutamente sì! A maggior ragione da quando ho cominciato a seguire pazienti con malattie oncologiche: lavorare potendo contare sulla presenza di uno psicologo può veramente fare la differenza e non solo per il paziente. Spesso ci sono storie di vita e sofferenze che si può fare veramente fatica a sostenere, anche semplicemente per mancanza di strumenti… io metto le persone su una bilancia e posso rivedere anche cento volte un piano alimentare, ma tante volte il timore di toccare tasti delicati senza poterli poi gestire… Insomma, a ognuno il suo lavoro. A me capita spesso di consigliare “una bella chiacchierata” con una psicologa già a chi mi sembra abbia semplicemente bisogno di un posto dove potersi sfogare, figuriamoci se si tratta di un paziente che sta combattendo una battaglia contro un tumore! Può riportare un caso concreto per aiutarci a capire meglio? Rimango sulla nutrizione oncologica, che in questa fase della mia vita professionale mi sta molto a cuore… le persone che combattono contro un tumore sono spesso persone stanche, arrabbiate, vulnerabili, incredule, scettiche, spaventate, non vogliono soffrire... Tempo fa, ho avuto in cura una persona sotto chemioterapia. Ricordo ancora quando con i suoi occhi lucidi ma spenti mi disse “dottoressa non voglio soffrire, la nausea mi sta distruggendo…” Ecco, questo è un caso esemplare per me in cui la presenza della psicologa ha fatto la differenza. Ricordo che ci ho messo un po’ a convincere la mia paziente, ma se ci ripenso sono contenta di aver insistito. L’impressione che ho avuto incontrando la paziente nelle visite di controllo è che avere quello spazio con la psicologa le abbia dato come una forza nuova, fatta anche di una tranquillità che non mi sarei mai aspettata… Seppur con qualche cedimento, la paziente ha seguito i miei consigli nutrizionali, ha fatto il suo intervento e adesso sta ultimando le cure. Certo, nessuno di noi ha la palla di cristallo e può prevedere cosa accadrà domani… ma non so, per me questo gran cambiamento che ho avvertito nella paziente, nel suo modo di stare anche rispetto all’alimentazione e alle cure in generale… Non so, chi è che diceva che non sono importanti solo i risultati finali ma anche e soprattutto i processi per raggiungerli? Ecco, se ripenso a questo caso a me viene in mente questo. E questo per me è già di per sé un successo. |
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